Auf Wiedersehen, Goodbye,...
(cambio)
Ebbene sì,
dopo 27 mesi passati qua mi trasferisco di là.
Non c' è nulla da spiegare se non che sentivo il bisogno di farlo, qua continuerà ad essere aperto specie per quelli che visitando il nuovo cose dell'Aldo mondo desiderano rovistare nel passato.
Ma ora tutti dentro alle cose dell'Aldo mondo
Ebbene sì,
dopo 27 mesi passati qua mi trasferisco di là.
Non c' è nulla da spiegare se non che sentivo il bisogno di farlo, qua continuerà ad essere aperto specie per quelli che visitando il nuovo cose dell'Aldo mondo desiderano rovistare nel passato.
Ma ora tutti dentro alle cose dell'Aldo mondo
lui, lei e l'altro
lui: minchia! che gnocca...
lei: anvedi sto tappo...
l'altro: s-ciupèss
uccisi 15 civili afghani
(ah sì? E da chi?)
Questo nessuno lo dice e vien voglia di credere a quanto affermano i Talebani: "Le forze di occupazione dopo l'esplosione hanno iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto. E' questo che ha provocato molte vittime civili", in fondo nulla di più probabile.
Umanamente ci si può dispiacere della morte di qualcuno, di tutti però e non solo dei 6 soldati italiani, che non bisogna dimenticare sono volontari.
Ecco, quando uno volontariamente sceglie di diventare militare, fa automaticamente una scelta di vita che implica l’ uso delle armi (le armi non servono per costruire semmai per distruggere) e l’ ipotesi della guerra e in guerra o uccidi o vieni ucciso.
Parlare di Missione di pace utilizzando le forze militari è in se una contraddizione, al limite si può parlare di Missione di interposizione tra forze belligeranti, ma questa è una cosa che può fare solo l’ONU con i caschi blu e i mezzi verniciati di bianco e non è certo questo il caso dove la NATO che è una potente forza militare (esterna al paese Afghanistan ) si oppone a una forza paramilitare (interna al paese Afghanistan) quali i Talebani…questa si chiama guerra.
Guerra: l’ articolo 11 della Costituzione Italiana dice: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Quindi ciò che è successo a Kabul o è da considerare un incidente sul lavoro e ha valore ne più ne meno di quella di un qualsiasi operaio (il temine eroi andrebbe usato con molta più parsimonia…) oppure è una strage di Stato, ovvero qualcosa di traumatico da cui lo Stato (o parte di esso), in qualche maniera, trae vantaggio.
Intanto la situazione destabilizzata che si sta creando in questi giorni a causa delle gesta ero(t)iche del Primo Ministro e che avrebbe potuto subire uno scossone anche grazie alla manifestazione per la Libertà di stampa è stata immediatamente sopita con la sospensione della stessa e con la comune ipocrita solidarietà al Governo che le opposizioni esprimono sempre i questi casi.
Questo nessuno lo dice e vien voglia di credere a quanto affermano i Talebani: "Le forze di occupazione dopo l'esplosione hanno iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto. E' questo che ha provocato molte vittime civili", in fondo nulla di più probabile.
Umanamente ci si può dispiacere della morte di qualcuno, di tutti però e non solo dei 6 soldati italiani, che non bisogna dimenticare sono volontari.
Ecco, quando uno volontariamente sceglie di diventare militare, fa automaticamente una scelta di vita che implica l’ uso delle armi (le armi non servono per costruire semmai per distruggere) e l’ ipotesi della guerra e in guerra o uccidi o vieni ucciso.
Parlare di Missione di pace utilizzando le forze militari è in se una contraddizione, al limite si può parlare di Missione di interposizione tra forze belligeranti, ma questa è una cosa che può fare solo l’ONU con i caschi blu e i mezzi verniciati di bianco e non è certo questo il caso dove la NATO che è una potente forza militare (esterna al paese Afghanistan ) si oppone a una forza paramilitare (interna al paese Afghanistan) quali i Talebani…questa si chiama guerra.
Guerra: l’ articolo 11 della Costituzione Italiana dice: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Quindi ciò che è successo a Kabul o è da considerare un incidente sul lavoro e ha valore ne più ne meno di quella di un qualsiasi operaio (il temine eroi andrebbe usato con molta più parsimonia…) oppure è una strage di Stato, ovvero qualcosa di traumatico da cui lo Stato (o parte di esso), in qualche maniera, trae vantaggio.
Intanto la situazione destabilizzata che si sta creando in questi giorni a causa delle gesta ero(t)iche del Primo Ministro e che avrebbe potuto subire uno scossone anche grazie alla manifestazione per la Libertà di stampa è stata immediatamente sopita con la sospensione della stessa e con la comune ipocrita solidarietà al Governo che le opposizioni esprimono sempre i questi casi.
Ma non ti scordare Casadei e Mussolini
(ovvero i danni del liscio e idee per un identità musicale romagnola)
Non so se questa frase inserita in quella “lesta” di personaggi Romagnoli presenti nel brano Rumagnul adess dell’ amico Quinzan sia casuale o sia voluta, sta di fatto che appare quanto mai significativa.
Una seconda lettura di questa frase potrebbe essere una sorta di monito che dice:“non dimenticarti di chi ha danneggiato la Romagna” e se per quel che riguarda Mussolini tutto dovrebbe essere chiaro ed evidente, meno si intuiscono i danni di Casadei.
Casadei ha sicuramente il merito di aver scritto Romagna mia, un vero e proprio inno di Romagna e penso che per ogni romagnolo valga cento volte un Fratelli d’ Italia e almeno mille volte un Va pensiero dell’ emiliano Giuseppe Verdi, ma Romagna mia ha un difetto: è cantata in italiano cioè manca di quella caratteristica identitaria di un territorio che solo il dialetto è in grado di dare, penso per esempio all’ inno occitano Se chanto.
Ed è probabilmente stato questo uso dell’ italiano che se da un lato ha permesso al liscio di raggiungere fama nazionale dall’ altro l’ ha allontanato dalla tradizione contadina (caratteristica romagnola per eccellenza) e questo è reso ancor più evidente con l’avvento delle Orchestre spettacolo tutte lustrini e minigonne, lontanissimo come look da quello semplice e ruvido di arzdor e arzdore.
In questo, credo, stia l’ handicap che la Romagna ha nei confronti di aree geografiche come il Piemonte occitano e il Salento dove la cultura territoriale parte dalla musica, in Romagna abbiamo altri simboli assolutamente nostri: la piadina, la caveja, il passatore, ...; non il liscio che di romagnolo ha sempre meno ed è diventato più che altro solo un’ immagine a uso esterno.
Voler creare un identità musicale romagnola che diventi attrazione turistica ed economica soprattutto verso i giovani non è assolutamente facile innanzitutto perché non esiste una “musica romagnola” e a dire il vero non è solo un problema del liscio, anche i balli popolari cosi detti pre liscio provengono da altre parti, in fondo a pensarci bene la Romagna è storicamente una terra di confine e di passaggio, allora se non è possibile arrivarci direttamente ci si può arrivare attraverso ciò che più è abbinabile alla musica ovvero il concetto di festa, cioè una situazione in cui le persone stanno bene, sono felici, si sentono accolte e in Romagna ad accogliere dovremmo essere bravissimi (famoso il detto “la Romagna comincia quando entrando in una casa ti offrono del vino”).
Ecco, bisognerebbe partire da questo: dall’ accoglienza, mettere le persone a proprio agio (offrire la comodità di un tavolo attorno al quale ritrovarsi a mangiare, a bere e a chiacchierare è rispondere ai bisogni primari dell’ uomo), dando visibilità ai nostri prodotti tipici (più vino meno birra) magari nel contesto di un’ aia di campagna o comunque in una situazione che ricrei il clima del trebbo (la festa romagnola per antonomasia).
Alcuni ci stanno già provando e ci stanno anche riuscendo ma se sempre più eventi musicali in Romagna, al di là delle caratteristiche specifiche di ognuno, fossero fondati su questo concetto, potrebbe diventare veramente la migliore carta turistica ed economica che la Romagna può giocare.
Non so se questa frase inserita in quella “lesta” di personaggi Romagnoli presenti nel brano Rumagnul adess dell’ amico Quinzan sia casuale o sia voluta, sta di fatto che appare quanto mai significativa.
Una seconda lettura di questa frase potrebbe essere una sorta di monito che dice:“non dimenticarti di chi ha danneggiato la Romagna” e se per quel che riguarda Mussolini tutto dovrebbe essere chiaro ed evidente, meno si intuiscono i danni di Casadei.
Casadei ha sicuramente il merito di aver scritto Romagna mia, un vero e proprio inno di Romagna e penso che per ogni romagnolo valga cento volte un Fratelli d’ Italia e almeno mille volte un Va pensiero dell’ emiliano Giuseppe Verdi, ma Romagna mia ha un difetto: è cantata in italiano cioè manca di quella caratteristica identitaria di un territorio che solo il dialetto è in grado di dare, penso per esempio all’ inno occitano Se chanto.
Ed è probabilmente stato questo uso dell’ italiano che se da un lato ha permesso al liscio di raggiungere fama nazionale dall’ altro l’ ha allontanato dalla tradizione contadina (caratteristica romagnola per eccellenza) e questo è reso ancor più evidente con l’avvento delle Orchestre spettacolo tutte lustrini e minigonne, lontanissimo come look da quello semplice e ruvido di arzdor e arzdore.
In questo, credo, stia l’ handicap che la Romagna ha nei confronti di aree geografiche come il Piemonte occitano e il Salento dove la cultura territoriale parte dalla musica, in Romagna abbiamo altri simboli assolutamente nostri: la piadina, la caveja, il passatore, ...; non il liscio che di romagnolo ha sempre meno ed è diventato più che altro solo un’ immagine a uso esterno.
Voler creare un identità musicale romagnola che diventi attrazione turistica ed economica soprattutto verso i giovani non è assolutamente facile innanzitutto perché non esiste una “musica romagnola” e a dire il vero non è solo un problema del liscio, anche i balli popolari cosi detti pre liscio provengono da altre parti, in fondo a pensarci bene la Romagna è storicamente una terra di confine e di passaggio, allora se non è possibile arrivarci direttamente ci si può arrivare attraverso ciò che più è abbinabile alla musica ovvero il concetto di festa, cioè una situazione in cui le persone stanno bene, sono felici, si sentono accolte e in Romagna ad accogliere dovremmo essere bravissimi (famoso il detto “la Romagna comincia quando entrando in una casa ti offrono del vino”).
Ecco, bisognerebbe partire da questo: dall’ accoglienza, mettere le persone a proprio agio (offrire la comodità di un tavolo attorno al quale ritrovarsi a mangiare, a bere e a chiacchierare è rispondere ai bisogni primari dell’ uomo), dando visibilità ai nostri prodotti tipici (più vino meno birra) magari nel contesto di un’ aia di campagna o comunque in una situazione che ricrei il clima del trebbo (la festa romagnola per antonomasia).
Alcuni ci stanno già provando e ci stanno anche riuscendo ma se sempre più eventi musicali in Romagna, al di là delle caratteristiche specifiche di ognuno, fossero fondati su questo concetto, potrebbe diventare veramente la migliore carta turistica ed economica che la Romagna può giocare.